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Analisi di Fiori di Serra - M. Ballerini

LA CONDIZIONE FEMMINILE

Il libro di Miriam Ballerini, Fiori di Serra, racconta con semplicità una storia inventata di una giovane ragazza carcerata, tutte le sue sensazioni ed emozioni intrappolate dietro le sbarre, e in parallelo l’esperienza dell’autrice come giornalista in carcere, a contatto con donne reali e prigioniere. Dalle parole del testo si evince la claustrofobica drammaticità della realtà carceraria vissuta al femminile.

Il personaggio di Gloria è utile in quanto attraverso le descrizioni dettagliate di ambienti, sensazioni e paure è più facile entrare in quel contesto così lontano da noi e totalmente sconosciuto. Si pensa sempre al carcere come a un contenitore di delinquenti e peccatori senza però riflettere su chi sono davvero quelle persone, senza pensare che nonostante abbiano “vitto e alloggio gratis”, pagano quotidianamente la loro condizione. La prima cosa che ho notato scorrendo le righe, una dopo l’altra, è la profonda umanità che trasmettono. L’autrice, che si occupa prettamente del settore femminile del carcere, fa passare in modo chiaro il messaggio che, prima di essere carcerate, queste persone sono donne. Semplicemente donne, tali e quali a noi. Nella storia nata dalla fantasia della scrittrice ci sono molti elementi che suggeriscono la femminilità delle detenute, la protagonista diventa i nostri occhi in carcere e ci guida tra quei corridoi stretti. Ci sono mamme, ragazze che scontano la loro pena con in grembo o per mano loro figlia, che si incolpano perché la bambina non può crescere libera, nonostante siano consapevoli che solo fino a che saranno in carcere avranno davvero una “casa”. Sanno che si dovranno separare dalle loro figlie al terzo anno d’età ma non ci pensano, non ci possono pensare perché il loro amore è immenso, identico all’amore di una madre libera. Nel racconto è particolarmente toccante la scelta di inserire il suicidio di Radka, ragazza madre a cui viene sottratta la figlia, per legge. Consapevole del fatto che sarebbe dovuto succedere ma assolutamente impreparata come qualsiasi madre lo sarebbe al distacco dal proprio figlio. Radka ha paura di continuare la vita in carcere da sola, teme che anche il suo amore sia rinchiuso tra le sbarre e si toglie la vita. Le lunghe chiacchierate tra le compagne di cella suggeriscono una collaborazione silenziosa, non sono amiche ma condividono la stessa croce. Inizialmente Gloria non riesce a dormire soffocata dai muri stretti, nel cuore della notte si scalda dell’acqua e si fa un tè esorcizzando la disperazione del momento. Augusta, viene descritta come un donnone, forte e impenetrabile da qualsiasi emozione ma si scioglie in pianto quando riascolta la canzone che ha fatto da colonna sonora al suo matrimonio, ricordando la vita passata semplice, ordinaria e libera. Sono fragili, tutte dietro quelle mura, anche chi si mostra imperturbabile e violenta. Gloria sembra quasi sorprendersi donna nel desiderare di amare e di avere un figlio, un lavoro con cui stancarsi, una casa e degli amici da invitare dopo aver preso coscienza della sua condanna. Hanno tutte storie differenti che le tormentano quotidianamente facendole sentire ancora peggio, la domanda spesso le accomuna: Come ho fatto a finire qui dentro?

La sezione del libro che raccoglie invece le testimonianze reali delle detenute e gli appunti di Miriam Ballerini suggeriscono anch’essi la visione femminile della loro condizione. A partire da elementi molto semplici come la mancata partecipazione di una detenuta al loro incontro perché stava facendo la tinta, o la ragazza molto truccata e tenuta nonostante la prigionia. Nessuno avrebbe potuto notarla, eppure lei è descritta come una persona precisa e il trucco suggerisce un affetto verso se stessa: è donna, rimane donna anche se non c’è uomo a poterlo notare. Le donne intervistate tendono a offrire comunque il poco che hanno, chi del te, chi le caramelle, chi invita la giornalista a bere un caffè quasi fosse un incontro di piacere di due conoscenti. Il primo pensiero che hanno, prospettato al futuro è riunire la famiglia, tornare da chi vuole loro davvero bene. Le donne all’interno del carcere sono persone che sopra-vivono in attesa, vivendo sentimenti amplificati quasi se ne sentisse l’eco che ribalza tra le pareti grigie.

Ilaria Sali

"Fiori di serra"

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